Storytelling e azienda

Cosa si può fare con lo storytelling in un'impresa




L’attuale letteratura di riferimento (*) rispetto alla dimensione organizzativa  colloca lo storytelling all’interno di un’ampia possibilità applicativa che va dall’ elaborazione strategica al product design, passando per le discipline dell’education management e della comunicazione integrata.
Attraverso la narrazione è infatti possibile:
  • Condividere obiettivi specifici;
  • Dare senso alle azioni della realtà organizzativa quotidiana, che altrimenti sarebbe vuota e priva di spinta motivazionale; 
  • Creare un’identità (individuale o di gruppo), che permette di riconoscersi sul lavoro e nella vita; 
  • Mantenere la memoria (individuale o collettiva), garantendo così una continuità dei saperi e un orientamento dei comportamenti; 
  • Orientare l’opinione del sociale d’impresa, con storie che fanno ridere, portano a piangere, suscitano paura, generano speranza e molti altri sentimenti, attraverso l’identificazione e la proiezione; 
  • Costruire e presidiare una cultura, fatta di valori e atteggiamenti che poi si riverberano nei fatti quotidiani;   
  • Sostenere nella progettazione del futuro, che per essere realizzato deve anche essere ripetuto, ri-raccontato, “venduto”, più e più volte, sia a noi stessi che agli altri.
(*) (Boje 1991; Gabriel 2001; Czarniawska 1999; Denning 2001; Fog, Budtz, Yakaboylu, 2005)


Le storie organizzano, ordinano, sistemano, modellano e plasmano.


 Vedere l’organizzazione sotto questa lente di ingrandimento porta a ripensare i ruoli:

  • Dei vertici aziendali ovvero di chi declina le linee guida valoriali in vere e proprie dichiarazioni strategiche  
  • Della comunicazione interna e le sue capacità di orientare e sensibilizzare i pubblici interni;
  •  Della formazione e dello sviluppo organizzativo che oggi più che mai hanno la necessità di formare comportamenti indicare atteggiamenti di lavoro a estesa resistenza

  • Del brand management e della possibilità di creare una personalità d’impresa capace di parlare all’animo delle persone, 
  • Della comunicazione esterna con l’opportunità di fidelizzare i diversi stakeholder esterni nel tentativo di generare una identificazione; 
  • Della creazione di prodotti (che necessitano sempre di più un nuovo ordine narrativo che sappia generare distintività di scelta).

L’organizzazione come rete di storie …. Lo storytelling come furto

Costellare di citazioni e riferimenti uno scritto avendo a disposizione il web è diventato un gioco da ragazzi. Questa potrebbe essere ad un primo sguardo l’idea sullo storytelling che è in realtà un serissimo approccio a quella disciplina  chiamata management e che si snoda attraverso un caldo, emotivo racconto di quelle che sono le “vicende vive” quotidiane …. Aneddoti, storielle, lettere, autobiografie. 
Lo scenario è sempre più complesso, incerto e turbolento. La natura aperta dell'impresa, caratterizzata da confini sempre più labili e indefiniti con l'ambiente, rende necessario una gestione sempre più attenta delle relazioni nella duplice veste  di vettore di relazioni di collante  strategico. Riguardo a quest'ultimo aspetto la comunicazione consente di sviluppare la creatività, l'innovazione e la coesione tra le diverse funzioni aziendali intorno ad una identità, a dei valori e una cultura comuni e orientare i comportamenti verso delle finalità condivise.
Il nuovo scenario organizzativo sta sollecitando processi sempre più significativi attivati e supportati dai racconti. In questa prospettiva  il racconto emerge come un fondamentale incubatore di senso(*) utile per comprendere gli elementi propulsori e gli effetti del comportamento organizzativo. Ciò significa,  per chi vive nelle organizzazioni d’impresa  e ha la necessità di capire  come e perché queste funzionano, l’ urgenza della narrazione è sempre più evidente, la ricerca di una trama, di un     "mondo incognito" che può essere descritto solo per come ci si mostra per cui sono gli aneddoti, i piccoli fatti di vita vissuta, gli scambi di opinione nelle pause caffè che costruiscono la trama che dà senso al vissuto quotidiano.
Abbiamo detto che l'impresa è una rete di storie ... quelle definite in software, in procedure ufficiali ma anche e soprattutto di storie per nel rumore della mensa, nascoste nei cassetti, fitte di rimandi e dai confini sfumati. Le storie aziendali sono di tutti e di nessuno, una specie di opera aperta ai contributi, aggiunte e rielaborazioni di tutti. La tecnologia rende più facile ed evidente la possibilità di aggiungere, condividere o magari rielaborare.  


(work in progress ....)


(*)  Gambetti , Brioschi, Giovanardi: il Comunicatore d'impresa in tempi di crisi e di complessità: l'uomo, il manager, il leader  in Sinergie, rivista di studi e ricerche 



Ebook del primo convegno sulla narrazione d'impresa "Raccontare l'azienda, gli individui, il mercato... nella crisi globale" organizzato dall'Università degli Studi di Pavia



Brand versus Mission .... Lo Storytelling come strumento per "vendere" o come strumento per "rivedere" la propria identità?


Sempre più le aziende utilizzano lo strumento dello storytelling per promuovere il brand: nel web si trovano i più svariati format che consentono di dare visibilità più a ciò che l'impresa è che a ciò che produce o fa. Sembra una contraddizione ma in realtà questo nuovo modello di riferimento che punta al coinvolgimento del marketing al sociale d'impresa rappresenta il tentativo di mettere in rilievo l'identità storica degli individui che vivono e lavorano nelle organizzazioni e il contesto socioculturale in cui l'azienda stessa opera. 
Spesso si confondono gli eventi  organizzati dall'impresa per "ben intrattenere" (Family Day, Carreer Day, ....) con ciò che nella moderna organizzazione delle risorse umane rappresenta un dispositivo di "governance culturale" (A. Fontana) per poter espandere la sensibilità interna del sociale d'impresa. 
In questo contesto alcune tecniche di narrazione e di storytelling management diventano sistemi di gestione di questi nuovi modi di fare comunicazione, apprendimento e creare un valore sociale condiviso all'interno dell'organizzazione stessa. Il focus si sposta dalla prestazione alla costruzione di senso e di identità sia individuale che organizzativa, alla socialità diffusa e collaborativa, alla people caring. 
In ambito degli studi aziendali un contributo in questo senso è quello di Marco Minghetti il quale propone il cosiddetto Humanistic Management, un approccio multidisciplinare  per comprendere teoria e gestione pratica dell'impresa intesa come un sistema complesso, liquido,  aperto. Oggi serve un nuovo modo di fare impresa, servono velocità e flessibilità al cambiamento continuo che caratterizza l'attuale scenario, collaborazione tra le persone lasciando da parte le gerarchie e  

  • la velocità e la flessibilità nel cambiamento continuo  (tema al centro del volume Nulla due volte) di ruoli e modalità operative, che richiedono una forte adattabilità dei sistemi informativi, tempi di risposta sempre più stretti rispetto alle esigenze del business, capacità di supportare processi organizzativi spesso variabili e destrutturati;
  • —la collaborazione  tra le persone indipendentemente da gerarchie e schemi organizzativi predefiniti;
  • —l’apertura dei confini dell’organizzazione per coinvolgere attori esterni quali clienti, partner e fornitori;
  • —la virtualità nell’accesso a strumenti, informazioni e relazioni, indipendentemente dalla localizzazione fisica e dagli orari di lavoro;
  • —la spinta alla creazione diffusa e partecipativa di contenuti e conoscenza (co-creation);
  • —la spinta alla socialità nella comunicazione e nei rapporti;
  • una visione etica forte e coerentemente agita.


Assolutamente, il problema piuttosto è rimanere fedeli alla propria identità in un mondo che cambia continuamente, quindi il tema di rimanere fedeli alla propria identità è ormai superato. Il problema è semmai come evolvere la propria identità all’interno di un mondo che si evolve. Si può tranquillamente promuovere un prodotto o un brand ad un mercato, ma i mercati oggi sono tanti, sono problematici, sono di largo consumo ma anche di nicchia, si parla contemporaneamente ad un soggetto problematico all’interno di mondi liquidi e allo stesso tempo a soggetti unificati e omologati. 
Per cui il problema delle aziende oggi non è tanto rimanere fedeli alla propria identità, sono fin troppo ancorate a logore trame di auto-racconto, il problema semmai è riflettere su se stesse, capirsi di più e generare delle svolte di trama nella propria narrazione, senza ovviamente rinnegare la propria identità.


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