Lo storytelling è la scienza che traduce e promuove le “cose” (reali o immaginarie che siano) in parole,immagini, suoni. E traducendole le rende “vere”: pregne di significati e
legittimate a esistere.
Tutte le organizzazioni parlano. Sono comunità umane basate su discorsi umani che parlano di problemi umani (Levine, Locke, Searls, 2001).
Tutte le organizzazioni generano discorsi verso
differenti interlocutori, interni o esterni. Parlano dentro e fuori i
propri confini per diversi e validi motivi. Ma fondamentalmente
comunicano per un’antica esigenza retorica: In sostanza, producono discorsi per orientare i comportamenti delle persone.
da: Storytelling management di Andrea Fontana
Il boom dello storytelling negli anni 90: l'esempio Apple
Dalla metà degli anni Novanta lo storytelling, ossia l’arte di raccontare storie,
incontra un sorprendente successo in molteplici ambiti della vita
sociale: dalla politica al marketing, dalla pubblicità alla formazione,
dalla progettazione dei parchi a tema ai videogiochi. In questo
contesto, numerose aziende – da Geox a Nike, da Apple a Microsoft –
cominciano a ricorrere a formule narrative per la costruzione e per la
comunicazione della propria identità istituzionale1, inserendo il corporate theme e la mission aziendale
nella trama di un racconto, in modo che la fredda logica del business
lasci spazio ai significati, alle intenzioni, alle emozioni.
Un esempio eloquente è il discorso pronunciato il 12 giugno 2005 da Steve Jobs all’Università di Stanford.
È un "racconto" articolato in tre parti: la prima è il romanzo di formazione del fondatore
della Apple (la storia di un ragazzo povero, che dopo aver abbandonato
l’Università si trova a frequentare un corso di calligrafia: un
imprinting che orienta il suo interesse verso la comunicazione visiva),
la seconda è una vicenda di amore e di abbandono (la creazione del primo
Macintosh nel garage dietro casa, l’incontro con la futura moglie,
l’allontanamento dall’azienda e il successivo rientro), la terza è una
storia di morte e di resurrezione (la diagnosi di una terribile
malattia, alla quale sopravvive per miracolo). La conclusione è un
invito a credere nel domani, sempre e comunque.
Steve Jobs
parla con voce rotta dall’emozione, in maniera coinvolgente e
appassionante. In realtà, la performance è attentamente preparata a
tavolino: nel raccontare la sua storia di vita, il titolare della Apple
si adegua alle norme dello
storytelling management.
Non parla di business, di dati, di argomentazioni noiose. Lascia spento
il PowerPoint. Per introdurre i suoi ascoltatori in un cosmo ricco di
miti e di
simbologie,
abitato da eroi e anti-eroi, che sperimentano passioni antiche come il
mondo, universali. Come nelle fiabe e nei romanzi.
Sembra
dunque attualizzarsi un’inedita alleanza tra letteratura e impresa. La
crisi delle moderne meta-narrazioni di emancipazione
2 apre
il varco a una proliferazione di micro-narrazioni, riferite ad ogni
ambito dell’esperienza umana: in questo senso, anche il mondo
dell’impresa sembra investito dall’inatteso revival del racconto3. In realtà, lo storytelling promette molto di più: si propone come forma discorsiva dell’azienda post-moderna4,
un’impresa allo stato gassoso, liquida e plurale, in continuo
cambiamento, che declina la propria comunicazione di corporate secondo i
criteri dell’emotional branding5.
da Lo storytelling nella comunicazione d'impresa di Gabriele Qualizza
ef
La conoscenza aziendale
Il concetto di "conoscenza aziendale" può essere visto sotto molteplici connotazioni: esso rappresenta la vera e propria "cultura d'impresa" intesa in senso molto ampio, ma in un senso più particolare essa reppresenta un complesso di conoscenze razionali, cioè concrete, di valori, di comportamenti, norme e competenze che costituiscono l'azienda.Tutto questo patrimonio è legato dai modelli culturali ed organizzativi attuali dall'impresa, importanti perchè determinano l'identità dell'impresa e il suo modo di agire nell'ambiente, cioè la sua visibilità.
Vi ringrazio per aver segnalato il mio contributo sul tema dello storytelling. Qui trovate il link diretto per leggere (e scaricare) l'articolo, pubblicato su "Tigor. Rivista di Scienze della comunicazione", n. 2 (2009):
RispondiEliminahttp://www.openstarts.units.it/dspace/handle/10077/3397
Un caro saluto al Prof. Corrado Petrucco
Gabriele / http://transparentfactory.wordpress.com